Se il mondo, nonostante ci sia stato un proliferare di guru e santoni della leadership a tutti i livelli, ha ancora tanti problemi e tante disuguaglianze, qualcosa non deve esser andata per il verso giusto.
Dovevamo aspettare il Covid-19 per rivedere alcune dinamiche in ambito lavorativo? Perché non siamo riusciti ad anticipare alcuni processi irreversibili? Forse la parola “cambiamento” tanto in auge è solo un concetto astratto ripetuto a memoria dal formatore superesperto di turno?
Non si tratta di essere un leader nuovo. Non è questione di età o di novità. Non ha nulla a che fare con questioni generazionali o innovative. Qui si tratta di scegliere liberamente, ma seriamente, se essere o non essere un leader.
Ciascuno di noi ha una leadership. Per elezione, per nascita, per meriti aziendali, per curriculum… ciascuno di noi, nella vita, è chiamato a prendere delle decisioni.
La nuova leadership è la consapevolezza – che tu lo voglia o no – di essere leader nelle cose che ti si presentano ogni giorno. Di rispondere dando la vita davanti alla tentazione della mediocrità e della sciatteria.
La “nuova leadership” non ha un libretto di istruzioni, un bugiardino da leggere e da ripetere pedissequamente. No. Presuppone una scelta, un’opzione fondamentale e molto etica: la decisone matura e consapevole se correre il rischio di darsi o non darsi in pasto. Se giocarsi o non giocarsi. Se essere o non essere leader, per l’appunto.
E questa scelta nasce spontaneamente o si può suscitare? Tutte e due, ma la maggior parte delle volte dorme – per paura – dentro di noi.